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CELANO ( AQ ) - CASTELLO PICCOLOMINI

 

CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA A CELANO ( AQ )
 

 

 

Ritornare sotto le antiche arcate è sempre un momento di forti vibrazioni interi­ori ed è come vivere in un arcobaleno di presenze lontane nel tempo ma vicine per i sentimenti che ci trasmettono nelle loro opere. L’armonia dei colori, delle linee architettoniche hanno il potere di riconciliarci non solo con il passato ma comunicano equilibrio per un godimento dello spirito. Il tempio sacro racconta il passato ed il presente con il linguaggio perenne dell’arte. Ci incombe il sacro dovere di custodire con affetto e venerazione questo patrimonio che ci appartiene in quanto patrimonio di una comunità che ha radici molto lontane. Certo, con senso di profondo disagio, assistiamo alla crescita smodata e mortificante di un effimero banale e vuoto di valori morali e spirituali che coinvolge e travolge sempre più una platea massificata da una voluttà che si uniforma al momentaneo e istintivo riflusso passionale. Che cosa dirà la storia di noi? Queste pagine vogliono essere l’invito al visitatore frettoloso e disattento a fermarsi un istante e scopri re in se stesso quel legame invisibile tra la sua interiorità e questo spazio per un colloquio di forti risonanze spirituali.  

TRA PASSATO E FUTURO
 

Arroccata tra la montagna e la fertile piana del Fucino, l’antico lago Fucino, Celano si pone alla congiunzione del tempo: il passato ed il presente si incontrano e si confondono. Al visitatore distinguere storia, leggenda e realtà di oggi. Davanti a lui le sponde dell’antico lago, il castello, le imponenti mura perimetrali della cittadella medievale, la chiesa trecentesca dei Santi Giovanni Battista e Evangelista evocano il soggiorno dei primi abitanti risalenti all’età del bronzo, dei conti proprietari del maestoso maniero, dei tre Martiri cristiani... E mentre il passato riaffiora con tutto il suo fascino, la fiorente attività agricola nella cam­pagna sottostante, le varie attività artigianali, commerciali ed industriali ci mostrano una città la cui storia continua.

 

LE RELIQUIE DEI MARTIRI SIMPLICIO, COSTANZO e VITTORIANO

Nel 1057, il Vescovo dei Marsi Pandolfo fece collocare le Reliquie dei Martiri nella chiesa di S.Giovanni Pedimonte, oggi S.Maria delle Grazie, in un arca marmorea con la seguente iscrizione: “ Hic requiescunt corpora Sanctorum Martirum Simplici, Costanti et Victoriani. Recondita tempore Domini Pandolfi Episcopi”. Secondo la tradizione, le reliquie dei Martiri vi rimasero anche dopo la distruzione, da parte di Federico 11 di Svevia, del primitivo paese edificato sul fianco del Monte Tino o Serra di Celano. Le truppe imperiali assediarono infatti la Rocca nel 1222 per annientare le idee indipendentistiche dei Conti locali. Gli abitanti opposero una strenua resistenza e, l’anno successivo, Federico 11, venne ad assediare Celano che infine capitolò. Il paese fu interamente distrutto e dato alle fiamme; rimase integra solo la chiesa di San Giovanni Pedimonte. Gli abitanti, rifugiatisi nelle vicine grotte, con un tranello furono fatti tornare in paese e poi esiliati a Malta e in Sicilia.

Nel 1227, per intercessione del Papa Onorio III, l’imperatore emanò un decreto che consentiva ai celanesi di tornare in patria, ma vietava loro di riedificare il paese sulle rovine nel fianco della montagna. Essi stabilirono la loro sede sul colle Flavianus, lo stesso su cui fu poi costruito il castello. Il 10 giugno 1406, durante il pontificato del Papa abruzzese Innocenzo VII, le reliquie dei Martiri vennero trasportate nella nuova collegiata dei SS. Giovanni Battista ed Evangelista, come si ricava da una iscrizione contemporanea  e poste in una grande urna marmorea, opera di Giovanni da Parma, in una cappella eretta nel luogo dell’attuale sacrestia. Il 24 agosto del 1709 ebbe luogo l’ultima definitiva traslazione: le reliquie racchiuse in 3 urne vennero collocata con rito solenne al di sotto dell’altare maggiore, ricostruito in parte con gli stessi marmi scolpiti da Giovanni da Parma. Nel 1737 il Vescovo dei Marsi Giuseppe Baronio eseguì la ricognizione delle reliquie, descrivendone i particolari in un documento da lui sottoscritto  

"....Si racconta che sul luogo del martirio sia zampillata una sorgente, ancora oggi prodiga di questo bene prezioso e indispensabile, l'acqua dei Santi Martiri, per i celanesi.Sotto l'imperatore Antonino Pio (138-161) una nobile famiglia di Borgogna si converte; la madre Gaudenzia si ritira in monastero, mentre il padre Simplicio e i figli Costanzo e Vittoriano si danno con impegno alla propagazione della fede. Intanto il prefetto Ponzio viene inviato in Franciam, con severe istruzioni contro i cristiani. Fa arrestare i tre burgundi, che davanti al suo tribunale gli illustrano la teologia della Trinità e della Redenzione. Dopo aver affrontato torture, i tre sono rinchiusi in carcere. Ponzio, allora, li invia a Roma per farli condannare a morte. I santi vengono seguiti da moltissimi nuovi cristiani e, durante un incontro, avviene una sedizione nella quale vengono uccisi molti pagani e Simplicio, Costanzo e Vittoriano vengono arrestati e portati alla presenza di Antonino Pio che trascorre le ferie nella Marsica. Alla loro professione di fede l'imperatore li fa gettare nuovamente in carcere. Il 26 agosto vengono infine decapitati ad Aurum fontem il luogo dove sorgeva S.Giovanni Piedimonte. Si verifica un pauroso terremoto, uno dei carnefici si converte e con molti altri si reca dal diacono Fiorenzo pregandolo di scrivere gli Atti del martirio dei tre Santi..."

LA CHIESA VISTA DAVANTI COL SUO BELLISSIMO PORTALE IN LEGNO

 

L'ARCHITETTURA DELLA CHIESA DI SAN GIOVANNI

L'organismo architettonico della Chiesa, di stile gotico - aquilano, risale alla seconda metà del XIII secolo e trasmette, nel suo insieme, un senso di armonica robustezza, tipica anche delle costruzioni romaniche. Nel XIII sec. iniziano a diffondersi anche in Abruzzo motivi propri dello stile gotico, ma la tradizione romanica é ancora forte e perdurerà a lungo: basti pensare al gran numero di portali romanici, a tutto sesto, che continueranno a adornare gli edifici del XIV e XV secolo. All’occhio del visitatore appare subito l’equilibrio delle proporzioni e l’essenzialità dei materiali usati: pietra locale da taglio lasciata a vista all’esterno e conci ben squadrati all’interno e, dal 1998, la chiesa custodisce una “ Via Crucis” in pietra della cava romana Auresina di Trieste, in perfetta armonia con la struttura della costruzione. Se si passa ad osservare i singoli elementi e i motivi decorativi che ne costituiscono l’in­sieme, si nota che questi sono stati inseriti con gusto e sensibilità dalle maestranze locali.

La facciata presenta una copertura a capanna con due falde, come nelle chiese marsicane del periodo. Essa fu completata due secoli dopo e si differenzia dalle chiese aquilane del XIV e XV secolo, che hanno un coronamento orizzontale. Una cornice divisoria separa il portale romanico dal rosone goticheggiante ed entrambi presentano motivi ornamentali di tipo rinascimentale. Lo spazio viene delimitato da due lesene verticali. Gli spioventi delle falde sono delicatamente ornati da una serie di arche­tti a tutto sesto intrecciati che si prolungano anche sulle lesene angolari; una minuscola croce si trova all’incontro delle arcatelle nel punto centrale del timpano e poggia su una piccola torre merlata.

Il Portale è di tipo romanico a strombo. La cornice più esterna dell'archivolto propone una decorazione di alta qualità: una serie di leggiadri putti che si muovono tra fogliami e viticci. I cordoni interni proseguono su quelli delle colonnine sottostanti. Queste poggiano su una elegante base finemente decorata con motivi floreali: rosette pentagonali sul lato sinistro e foglie di acanto sul lato destro. Foglie di acanto di raffinata fattura anche nei capitelli che riportano all'ornato rinascimentale. Una delicata cornice, a mo di merletto, chiude la parte superiore dei capitelli e continua nell'archivolto arricchito anche da due eleganti mensole con figure umane, forse i committenti dei lavori. Antonio Piccolomini e Costanza D'Aragona. La profondità del portale è movimentata dall'alternanza di colonnine cilindriche e rettangolari dallo spigolo smussato alla base; nella parte esterna hanno pianta ottagonale.

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