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CELANO ( AQ ) - CASTELLO PICCOLOMINI

 

IL ROSONE, Archivolto del portale e Calice sec XIV
 

Il Rosone

Il rosone, con una raggiera goticheggiante di esili colonnine collegate ad archetti a chiglia trilobati, presenta nella cornice la stessa decorazione di putti e viticci dell'archivolto del portale.

 

 

 

 

Calice sec XIV

Argento dorato con medaglioni a smalto translucido con stemma dei Conti Berardi, Attualmente è esposto presso il museo d'arte sacra del castello Piccolomini di Celano

 

 

 

 

Il PORTONE DELLA CHIESA DI SAN GIOBANNI
 

Nella lunetta é dipinta una madonna con Bambino tra San Giovanni Evangelista e il pontefice Bonifacio IV, originario della Marsica e vissuto nel sec. VII. La linearità della facciata fa risaltare i preziosi battenti lignei, opera di raffinati artigiani. E’ raro, se non unico l’impiego del legno utilizzato, il sambuco, che ci porta a pensare con nostalgia alla ricchezza dei nostri boschi nel tempo passato. Una cornice forma­ta da un motivo a treccia doppia, interrotta ad intervalli regolari da una rosellina, racchiude tre quadranti. In quelli in alto, entro una sontuosa ghirlanda, sono rappresentati i Santi Giovanni Battista ed Evangelista; nei quadranti centrali sono intagliati gli stemmi dei re aragonesi, dei duchi di Amalfi e dei piccolomini; due rosoni dai mille petali chiudono infine i quadranti in basso.

 

 

INTERNO DELLA CHIESA DI SAN GIOVANNI

L’interno richiama immediatamente l’impianto tipico di altre chiese abruzzesi, 5. Giusta, 5. Silvestro e SAI aria di Collemaggio a L’Aquila, 5. Cesidio a Trasacco e 5. Lucia a Magliano dei Marsi: tre navate, divise da colonne o pilastri, con presbiterio e zona absidale. I massicci pilastri, le alte volte a crociera, gli affreschi quattrocenteschi , le statue dei Santi Patroni sullo sfondo dell’organo e la Via Crucis in pietra danno luce e suggestione all’interno, invitando il visitatore anche al raccoglimento e alla preghiera. I pilastri dai conci ben lavorati poggiano su basi ottagonali lineari, così come sono appena abbozzati i capitelli; sorreggono gli archi ogivali trecenteschi, mentre le volte della navata centrale sono state ricostruite dopo il terremoto del 1915. E’ andata ugualmente perduta la parte absidale originale. Nelle prime quattro campate della navata di destra, nei sottarchi e alcuni pilastri sono ancora visibili parte di affreschi che, probabilmente, abbellivano tutta la chiesa. Nel 1703, in seguito ad un terremoto, l’edificio fu ristrutturato e modificato nel 1706 con inserimenti barocchi, abbassamento delle volte e copertura in stucco degli affreschi. La presenza dello stemma dei conti Berardi, discendenti del provenzale Berardo il Francisco, arrivato nel paese dei Marsi nel X secolo — una fascia bianca trasversale su fondo azzurro — e di un altro stemma attribuito ai Colonna fa risalire gli affreschi al 1439, anno del matrimonio di Jacovella, figlia di Ruggiero IV Berardi con Jacopo Caldora.

Si nota il bellissimo organo a canne a trasmissione elettromagnetica a due tastiere con 20 registri reali e 12 meccanismi. Costruito nel 1989 dalla ditta Antonio di Renzo e inaugurato con un memorabile concerto del Maestro Arturo Sacchetti. Dopo il disastroso sisma del 13 Gennaio i lavori di ricostruzione proseguirono molto lentamente e solo il 24 agosto del 1931 l'edificio sacro fu riaperto al culto. Nel 1985 furono eseguiti i lavori di rifacimento della copertura.

 

GLI AFFRESCHI

Gli affreschi, per molti anni considerati di scuola senese, sono opera di vari pittori, collegati col maestro Beffi, che lavorò a Subiaco a Santa Maria di Collemaggio, a San Giuliano di L'Aquila e a Santa Maria del Ponte di Tione, presso Beffi, con il maestro della cappella di Caldora dell'Abazia morronese di Sulmona e con il giovane pittore marsicano Andrea de Litio o Andreas de Leccio, originario di Lecce nei Marsi. I dipinti sono stati trattati nel 1940 dal Longi in " Fatti di Mesolino e di Masaccio " e dal prof. Bologna nel 1987.

I recenti restauri degli affreschi hanno ridato luce e risalto alle pitture e riportano alla memoria le pareti istoriate di altre chiese romaniche, in cui i fedeli potevano leggere l'Antico e il Nuovo Testamento, la storia dei loro santi protettori, il calendario ed il miracolo, così come, riposandosi dopo un lungo cammino, potevano apprendere o ricordare analoghe storie delle Sacre Scritture, volgendo lo sguardo ai capitelli delle colonne di un chiostra

I primi interventi di restauro sono stati eseguiti negli anni 1948-1970. Nel 1995 sono iniziati i lavori di consolidamento di ripulitura e di reintegro pittorico che sono tutt'ora in corso. Sulla prima campata ha operato la ditta Carla Tomasi con un finanziamento del Consorzio Beni Culturali della provincia dell'Aquila.

 

LE CAMPATE PRIMA E SECONDA  DELLA CHIESA DI SAN GIOVANNI 

 

 

Prima Campata

Nelle vele sono dipinti i quattro Evangelisti e profeti, mentre sulla parete di fondo una Crocifissione con angeli. Sul primo pilastro, sotto lo stemma di Berardi, è rappresentato San Giuliano con una spada in mano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Seconda Campata

Rappresenta le medesime storie della cappella di Caldora: i quattro Evangelisti alati - meglio conservati sono l'angelo di S.Marco ed il leone di S.Marco. Nei sottarchi Santi e Profeti: nella parete sottostante scene di un giudizio universale e una figura in trono, confrontabile con una rappresentazione nella cattedrale di S,Petronio a Bologna. Le bordature e gli archi intrecciati compaiono anche nel rosone della facciata.

LE CAMPATE TERZA  E QUARTA  DELLA CHIESA DI SAN GIOVANNI
 

 

 

Terza Campata

Nelle vele sono dipinte Santa Caterina d'Alessandria, Santa Lucia ed altre Sante, opera della scuola del maestro di Beffi ed una Madonna dal dolce volto sereno con Bambino attribuita allo stesso maestro. Santi e vescovi nei sott'archi

 

 

 

 

 

 

 

Quarta Campata

Sono raffigurati la Madonna con Bambino, Cristo benedicente, una Santa con fascio di spighe e una Santa con cartiglio; nei sott'archi Martiri, fra cui S.Lorenzo ed i tre Santi celanesi, Simplicio, Costanzo e Vittoriano. Gli affreschi sono opera dei pittori delle campate precedenti, tranne la Vergine con il Bambino. Il Bambino rampante, la tenda dai risvolti finemente rappresentati con riverberi di luce, il volto della Madonna fanno attribuire questa vela alla mano di Andrea di Litio, autore dell'importantissimo ciclo pittorico nella cappella absidale della cattedrale di Atri.

AFFRESCHI
 

AFFRESCHI
 

L'INCORONAZIONE

Sull'altare laterale settecentesco in marmi intarsiati, un'altra tela raffigura l'incoronazione della Vergine con il Bambino benedicente. Il dipinto è attribuito a maestranze locali del XVI secolo

 

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